Ora voglio farti una quantità di raccomandazioni.

Fino a che eri bambino, c’è sempre stato un adulto che ti stava vicino, aveva cura di te e vigilava: noi, o i nonni, i maestri, il genitore di qualche amico.

Negli ultimi tempi, anno dopo anno, la vigilanza si è allentata, la distanza è aumentata, sei diventato sempre più autonomo e indipendente, perché cresci e presto sarai un uomo e farai la tua vita. 

Ma intanto sei ancora un ragazzo, e fra un mese andrai a scuola in città, e quindi ora abbi la pazienza di ascoltare una quantità di raccomandazioni. 


Il primo pericolo che incontrerai saranno le automobili. 

Quando imparerai tu a guidare un’automobile, scoprirai che il guidatore vede pochissimo, è quasi cieco, vede solo alcune cose, è concentrato sul traffico, sulla strada che ha dritta davanti al naso, su qualche altra automobile che gli è davanti o intorno, ma davvero poche cose, grosse, e i riflessi sono lenti. 

Pertanto, quando cammini per strada, è meglio che pensi di essere invisibile: sei invisibile, le auto non ti vedono, non si fermeranno davanti a te, ti passeranno sopra, prendi le misure tu, muoviti nei tempi e negli spazi disponibili, negli interstizi, non fidare che rallenteranno, fidati solo se agganci lo sguardo del guidatore e vedi che davvero l’auto si sta fermando.

Lo stesso quando ti muovi in bicicletta: allunga anche di molto la strada pur di seguire piste ciclabili, e, quando incroci le auto o non puoi fare a meno di condividere le loro corsie, apri cento occhi, allerta ogni senso, e muoviti come fossi in mezzo a un traffico di bolidi ciechi.


Non solo, sii sempre pronto all’emergenza e all’incidente. 

Impara a sfrenare la fantasia. Siedi, chiudi gli occhi, concentrati ed elabora una quantità di scene. Immagina tutte le forme di incidente che riesci. Un’auto ti stringe contro un’altra auto: cosa fai? Ti viene addosso di fronte. Non frena e ti colpisce alle spalle. Inchioda davanti a te e ci finisci contro. Apre la porta mentre le passi accanto. Che fai? Immagina la scena, prova i tuoi riflessi, cerca le soluzioni. Prova e riprova le varie scene. Preparati. Come un acrobata che ripassa con gli occhi della mente i movimenti che eseguirà col corpo. E mentre li immagina, il suo corpo li vive virtualmente, impara. Periodicamente esercitati in questo modo. Così, se per sciagura un giorno accadrà l’incidente, sarai un po’ meno impreparato ad affrontarlo, e forse il tuo corpo saprà salvarti. Perché l’incidente il più delle volte è imprevisto ed istantaneo, quando te ne accorgi è già troppo tardi.

Ti porto un esempio banale. 

Qualche tempo fa ho sfiorato l’incidente con un’auto che usciva da un parcheggio. Avanzava lenta, tanto che fidai m’avesse visto (ma non avevo agganciato gli occhi del guidatore, ahimé, perché sul parabrezza c’era un riflesso). Invece non mi vide finché il paraurti fu ad una spanna dal mio fianco, e solo allora inchiodò. Ma il corpo aveva reagito prima di qualunque pensiero, ed il piede era già sollevato sopra il cofano dell’auto e tutto io ero pronto ad abbandonare la bicicletta e saltare sull’auto, per evitare di esserne travolto.

Un rischio grave è che si rimanga immobilizzati di fronte all’evidenza di un impatto imminente, come un animale immobile in mezzo alla strada sotto i fari di un’auto: basterebbe uno scarto laterale e non accadrebbe nulla, ma la paralisi ti condanna. Anche per questo è bene esercitarsi di fantasia. 


Attento a non passare dalla parte del torto tu in bicicletta con qualche pedone, magari mentre approfitti di un marciapiede. Ricorda che chi cammina ha la precedenza su chiunque altro, la strada è dei viandanti prima di tutti. Quando devi superarne qualcuno di spalle, rallenta fin quasi al suo passo, per non spaventarlo ed evitare incidenti nel caso facesse un movimento imprevisto. 

Che tu sia a piedi o in bicicletta, quando un auto si ferma per farti passare, ringrazia sempre, anche se hai la precedenza: è bene gratificarli, così saranno rafforzati a comportarsi virtuosamente. 


Il secondo pericolo che incontrerai saranno i cattivi.

Ce ne sono di molte specie. 


Cominciamo dagli scippatori.

Da’ loro ciò che vogliono. 

Non tenerti niente, lascia andare, non ti aggrappare, non importa. 

Non rischiare niente. 

C’è chi muore per restare aggrappato alla borsa, chi cade per terra e batte la testa sul marciapiede, o viene trascinato per strada.

Chi rischia la coltellata. 

Lascia andare ciò che prendono, da’ loro ciò che chiedono. 

Non ti opporre, anzi, se ne fossi capace, sii gentile. Certo, gentile anche con loro, proprio con loro: è l’unica cosa che non si aspettano, e che può entrare nelle loro coscienze. 

Sii gentile, e magari, se vedi che c’è la possibilità autentica, chiedi che ti lascino ciò che per loro non ha valore ma per te sì, provaci. 

Ma non rischiare che si sentano derisi, od offesi. Piuttosto lascia andare, non importa, non rischiare nulla, non essere gentile né troppo spaventato: mantieni la calma, se puoi, aspetta che vadano via.


E se qualcuno invece ti vuole picchiare?

Allora scappa, corri più veloce che puoi, grida, cerca aiuto, rifugio. 

Ma non pensare che sia facile, non fidarti che certamente qualcuno ti aiuterà: ci sono tanti casi in cui la gente sta a guardare senza intervenire. 

È orribile, è incredibile, ma è così. 

Dovrai persuadere qualcuno ad aiutarti, dovrai obbligarli a difenderti. 

Dovrai continuare a scappare e cercare fino a che non sarai certo di avere trovato una difesa o un rifugio adeguati.


E se non c’è possibilità di fuga?

Allora diventa una belva, battiti come se fossi un lottatore tremendo, cerca a tua volta di spaventare e indurre alla fuga.

Grida furioso, grida sempre, grida come un ossesso. 

Magari si spaventerà, magari qualcuno interverrà.


E se no?

Se no, è inutile, sarà quel che sarà, serrati a nocciolo in terra, ripara la faccia e la pancia e tieni duro finché puoi.


E se invece vedi che qualcuno sta facendo del male a qualcun altro?

Valuta subito se ha senso per prima cosa chiamare il numero d’emergenza.

Poi valuta se ha senso chiamare o convincere altri al soccorso. 

Infine valuta come puoi intervenire.

È inutile dire altro, le possibilità sono troppe; quello che è certo è che non devi stare fermo a guardare senza far niente. 


Mi sovviene un’ultima variante: ti aggredisce un cane feroce. 

Nelle avventure del Barone di Munchhausen si dice cosa fare: affondagli la mano in bocca più in giù che puoi, afferra quello che trovi, e tira forte, come per rivoltare un calzino.


Ora ascolta. 

A me non è mai accaduto nulla di tutto questo.

Sono solo mie fantasie, in cui ho fatto esercizio. 

Raccomando anche a te di fare lo stesso. 

E poi ti ricordo che oggi abbiamo internet: se credi, puoi cercare consigli esperti. 

L’importante è che non te ne accontenti, ma li usi per elaborare le tue scene immaginarie.


Passiamo agli spacciatori di droga. 

Ti ricordo che sono sempre delinquenti, sia nel senso che infrangono la legge, sia nel senso che hanno a che fare con la criminalità organizzata. 

Considerali sostanzialmente pericolosi. 

Possono anche essere drogati un po’ fuori di sé.

Non ti fidare mai e tieniti alla larga. 

Ma soprattutto, perché dovresti cercare droga?

Parliamone. 


Ne so pochissimo, pertanto ciò che dirò sono semplici impressioni, l’immaginario comune così come l’ho recepito, non fidarti che sia tutto vero, non lo so proprio: ti invito come sempre a cercare informazioni più sicure e aggiornate sul web. 

Tutte le droghe danno assuefazione e dipendenza. 

Assuefazione significa che per provare gli stessi effetti devi aumentare progressivamente la dose, perché il corpo tende ad abituarsi alla sostanza. 

Dipendenza significa che non solo ti abitui, ma col tempo non riesci più a fare a meno della sostanza: se manca soffri, mente e corpo.

C’è questa bellissima distinzione fra droghe leggere e pesanti. Le leggere fanno meno danni, portano meno assuefazione e dipendenza. Le pesanti fanno molti più danni.


Fra le peggiori, l’eroina è quella più famosa, quella che trasforma gli uomini in zombie, li deprime, li devasta e li uccide.

Credo che oggi solo gente molto disperata possa cascarci.

Quando incontri un drogato allo stadio di relitto, o un alcolizzato (che poi fa poca differenza, anche l’alcool è una droga), sdentato, lercio, con il volto straniato, che fa spavento, con la camminata da zombie oppure invece nervosa, la prima cosa che dovresti pensare è che è un uomo disperato, ha bisogno di aiuto, non sa quello che fa.

I drogati non sono delinquenti, possono diventarlo per procurarsi soldi per procurarsi la droga, quindi possono diventare pericolosi, possono essere fuori di sé, ma fondamentalmente sono uomini in estrema difficoltà che hanno imboccato un vicolo cieco: se qualcuno non li aiuta finiscono malissimo. 


La cocaina invece sembra simpatica, fa sempre furore, compare in tanti film, ha un aspetto fortemente sociale, chi sniffa la coca si sente pieno di energia, diventa euforico e strabordante, è la droga delle feste e dello sballo. 

Si hanno notizie che circola anche nelle scuole, anche nei licei, sicuramente ne sentirai parlare, magari conoscerai qualcuno che la usa, forse qualcuno te la offrirà. 

Oggi circolano anche tanti prodotti alternativi, molto più economici, gli acidi, pastiglie di tutti i tipi, altrettanto pericolosi, anche se per certi versi sembrano a metà strada fra le droghe leggere e quelle pesanti, ma in compenso molto più rischiosi, per overdosi e shock anafilattici, perché molto più pasticciati chimicamente, con possibilità varie di errori.

Pastiglie che dicono che ti danno nelle feste o in discoteca, a volte senza che tu nemmeno lo sappia, sciolte nelle bevande.


Poi ci sono gli allucinogeni, il più noto dei quali è l’LSD.

Fin dai tempi antichi l’uomo ha fatto uso di allucinogeni naturali, funghi ed erbe con proprietà particolari, che ha usato per entrare in stati di coscienza alterati, porte su mondi superiori, per comunicare con il cosmo, o con gli spiriti, oppure per liberare facoltà interiori nascoste, per stimolare le forze creative, per sbrigliare la mente in nuove dimensioni. 

Ne hanno fatto uso santoni, indagatori della psiche, avventurieri, artisti.

Perciò gli allucinogeni sono ammantati da un’aura di fascino. 

Non so quanto circolino oggi, ma immagino che possa capitare che qualche personaggio affascinante, colto, e persuasivo voglia condividere con te la scoperta e indurti a sperimentare.


Infine ci sono le droghe chiamate leggere, come la marjuana. 

Ci sono paesi in cui sono legali, altri in cui se ne dibatte, come l’Italia.

Ci sono pareri molto contrastanti, anche tra i medici. 

D’altronde sono droghe leggere anche le sigarette e gli alcolici, ed entrambe uccidono.


Ebbene, lasciamo da parte il vino e la birra, che appartengono strettamente alla nostra cultura, e che, consumati con la giusta moderazione, possiamo stare tranquilli non facciano troppo male.

Quanto a tutto il resto, io ti sconsiglio vivamente di provare alcunché.  

Se hai qualunque difficoltà, le droghe peggiorano solo la situazione, perché tolgono la lucidità che è necessaria per affrontare le difficoltà. 

Se cerchi piacere, lascia stare le droghe, che sicuramente sono estremamente piacevoli per un verso, ma hanno poi tutta una serie di effetti collaterali per nulla piacevoli; ci sono infiniti altri modi per provare piacere, molti dei quali non hanno alcun effetto collaterale: sfrenati in quella direzione e dimentica il resto.

Se qualcuno vuole convincerti, se nel tuo gruppo gli altri si drogano e vogliono coinvolgerti, non farlo, sii gentile ma fermo, resta sobrio almeno tu, sarà meglio anche per loro. 

Se sei curioso e avventuriero, fai altro, cerca altre mete, tieniti la curiosità, come ti tieni quella di fumare le sigarette che non fumi, di guidare un aereo, o di andare sulla luna: mete realizzabili e intrigantissime ce ne sono a miriadi. 

Se vuoi fare arte psichedelica, scava dentro di te, indaga i tuoi sogni, esercitati in stati di coscienza semi-onirici, impara a generare volontariamente le tue allucinazioni.


Io non credo all’ebbrezza che danno le sostanze.

È una perdita di integrità.

È una forma di alienazione incontrollabile.

Non voglio perdermi.

Credo che la sobrietà sia uno dei valori più elevati. 

E credo che l’unica ebbrezza da ricercare sia nell’anima, nelle passioni, nelle posture gioiose e travolgenti, nella danza, nella musica, nelle forze dionisiache che sono parte dei nostri spiriti.


Ora dobbiamo parlare di prostituzione. 

E comincio col dirti che la maggioranza delle prostitute sono donne disperate, ricattate da criminali che le costringono a prostituirsi. 

Le ricattano in molti modi, rubando loro i documenti, picchiandole se non portano soldi, minacciandole. 

Sono disperate, le più sono straniere, quindi sono anche spaesate, hanno mille difficoltà, non sanno come sottrarsi, hanno paura, non cercano l’aiuto della polizia perché temono che le cose potrebbero anche peggiorare. 

Gli uomini che si rivolgono a loro forse non si rendono conto di questa situazione, o forse non capiscono nulla perché si lasciano condurre dalla sola pulsione sessuale, non lo so, ma sicuramente fanno molto male.

E, anche se nessuno le ricattasse, quali donne che avessero qualunque altra possibilità di lavoro si risolverebbero alla prostituzione?

Allora in ogni caso si tratta di approfittare di una difficoltà estrema in cui si trovano: hanno bisogno di aiuto, non di maschi infoiati.

In condizioni di ricatto o di necessità è evidente che la prostituzione è un’umiliazione insopportabile, violenta e tremenda, che lede l’integrità della persona.

Ma supponiamo che esista qualche donna che vuole proprio esercitare il mestiere di prostituta, perché le pare un modo facile per fare soldi, o per qualunque altra ragione sua che non importa neppure sapere: lo vuole. A questo punto come la mettiamo?

Ebbene, io resto fermamente contrario. 

Penso che avere un rapporto sessuale in cambio di soldi (o altro equivalente) leda la dignità di entrambe le parti.

Sia di chi si prostituisce, sia di chi compra. 

Io ritengo che la prostituzione vada vietata. 

Dobbiamo stabilire dei limiti al commercio: come non si può vendere un rene, così non si può vendere una prestazione sessuale.

Ovviamente è un argomento controverso, su cui esistono molte opinioni; ad esempio c’è chi dice che anche gli impiegati si prostituiscono, prostituiscono il proprio intelletto; oppure c’è chi trova insopportabile avere limitata la propria libertà, che non può decidere di fare sesso per soldi. 

Riconosco che si possono avere opinioni diverse dalla mia, ma sono assolutamente fermo sulla mia: la sessualità è sacra, ha a che fare con forze profonde della vita, e non dobbiamo farne commercio.


Bene, passiamo a discorrere del lato positivo della sessualità, ma nel merito delle conseguenze.


Una premessa: te ne parlo ora perché non posso sapere quando verrà il tuo tempo, però più tardi verrà meglio sarà. Questa è l’età in cui la pulsione inizia a farsi sentire, è vero, e magari un tempo a questa età si metteva su famiglia; ma oggi il mondo è diverso, e voi siete molto meno maturi rispetto ad un tempo; conoscete molte più cose, ma ne avete vissute molte meno; non siete cresciuti dentro la vita, gettati nelle necessità e nei fatti della vita; siete cresciuti al riparo, più lentamente, ben sostenuti e potati, per farvi più robusti e meglio radicati; ma dunque siete più indietro, più indietro del vostro corpo che continua a svilupparsi al ritmo delle stagioni. La sessualità è legata a forze profonde, che muovono molte cose dentro e intorno a noi, di cui alla tua età sapete ancora pochissimo; è meglio attendere, è meglio imparare a conoscere l’altro, prima; l’educazione sentimentale richiede tempo; l’esplorazione dell’altro richiede pazienza; l’amore è una forza enorme e travolgente; datevi tempo, frenate il passo, soffermatevi a capire, a conoscervi. Più tardi arriverete al sesso, meno rischierete di farvi male, perché sarete più capaci di governarvi, di ascoltarvi l’un l’altro e di capirvi.

 

Detto ciò, la questione fondamentale è che il sesso ha a che fare con la generazione della vita.

La natura ha reso la fecondazione così facile, e ha messo nel sesso un piacere così forte, proprio per generare più vita possibile.

Ma oggi voi alla vostra età non volete certo generare nuova vita.

Tendete a pensare il sesso solo come amore e piacere.

Invece, ogni volta che fate sesso, dovete rammentare a voi stessi che state giocando con le forze della vita, che la possibilità di generare nuova vita è molto alta.

Di anticoncezionali suppongo che tu sappia già più o meno tutto. Permetti solo che ti ripeta questo: la pillola e il preservativo sono i più sicuri, sì, ma non sono mai completamente sicuri. Il preservativo può sempre rompersi. La pillola può sempre fallire (rarissimo, ma capita) o la tua amata può sempre dimenticare di prenderla. O decidere di non prenderla, senza che tu lo sappia.

Chiariamoci bene questo aspetto. Nella generazione della vita noi uomini abbiamo sempre un ruolo secondario, perché è dentro il corpo delle donne che accade ogni cosa, dunque è sempre solo loro ogni decisione ultima, così come ogni conseguenza fisica. Tanto maggiore deve essere la responsabilità che ci assumiamo. Lasciare semplicemente che guidino loro è pericoloso. Non pensare che la tua amata sappia quello che fa: non lo sa, così come non lo sai tu. Quindi parlatene, confrontatevi, sii sollecito, impicciati, siate vicini, perché la direzione del sesso è fuori di sé e verso l’altro, fino a fondersi fisicamente in una nuova vita. 

Ecco, appunto, dovrete sempre ricordarlo, non è mai solo amore e piacere, è sempre prima di tutto un atto creativo, dunque sacro, un atto creativo che voi cercherete di bloccare, ma bloccare le forze della natura è impresa ardua. 

Il preservativo è il mezzo più neutro, una pura interposizione meccanica, ma come tale soggetta a rottura. La pillola è una chimica che entra nel corpo della donna e altera le sue funzioni: non è affatto una questione leggera, ha conseguenze importanti ed effetti collaterali che alcune donne non tollerano proprio. Se la tua amata sceglie di assumere la pillola, sei responsabile, non credere che la responsabilità sia solo sua, il problema è di entrambi, e lei sta facendosi carico di alterazioni e sofferenze del suo corpo: devi esserne consapevole, devi comprendere cosa state decidendo di fare.

Ma ora supponiamo che non riusciate a fermare la natura, che essa riesca a fare il suo corso meraviglioso, e che quindi i vostri due semi si fondano e mettano radice nel ventre della tua amata: cosa succede a questo punto?

A questo punto dovete fermarvi. 

Forse proverete l’impulso di correre a rotta di collo sulla pillola-del-giorno-dopo, che per altro è una chimica mille volte più violenta della pillola anticoncezionale. 

E invece dovete fermarvi. 

Forse sarà troppo tardi per la pillola-del-giorno-dopo, o forse non funzionerà (capita), e allora forse proverete l’impulso di correre a rotta di collo in ospedale per abortire. 

E invece dovete fermarvi. 

Non voglio parlarti della questione etica dell’aborto: sono fra coloro che la considerano una questione difficile da decidere, non mi sento sufficientemente sicuro e chiaro per affrontare questo discorso.

Ma voglio metterti in guardia dalla velocità e dalla facilità con cui oggi è possibile abortire.

È così facile, richiede uno sforzo e una riflessione così piccoli, e voi sareste così giovani e così lontani dall’idea di avere un figlio, che potreste non soffermarvi affatto a riflettere su ciò che è accaduto e su ciò che state per fare. E questo sarebbe un male. Perché ad esempio non potete sapere che la decisione di abortire lascia segni indelebili, perché nel momento in cui siete lì per decidere quello è uno degli snodi cruciali della vita, uno di quei punti a valle dei quali ci sono due possibilità radicalmente differenti. E non dovete semplicemente balzare a piè pari quello snodo, come se non esistesse, perché invece c’è e rimarrà lì, nelle vostre teste, per il resto della vita, qualunque scelta farete. Ma soprattutto perché decidete di una vita, e non dovete farlo con leggerezza: il peso morale della scelta, qualunque sia il vostro pensiero, peserà tutta la vita sulla vostra anima.

Sono questioni enormi, che richiedono di essere osservate a lungo, da tanti punti di vista diversi, questioni enormi anche per adulti fatti, tanto più per giovani come voi, questioni che vanno masticate e digerite lentamente. 

Le possibilità sono sempre infinite, non dovrete pensare che alla vostra età non potete avere un figlio punto e basta; se inciamperete in questa possibilità, dovrete provare a considerarla come possibile, a esaminarla, per capire davvero quale responsabilità siete disposti ad assumervi. 

Pertanto, vi raccomando, se dovesse accadere, non decidete tutto da soli, non correte, fermatevi, pensateci, e cercate qualche adulto che vi aiuti a considerare la questione, a guardarla dal punto di vista delle stelle oltre che dal vostro; e se non ve la sentite di rivolgervi a noi genitori, cercate qualche altro adulto amico, o rivolgetevi ai consultori, che sono stati istituiti proprio per problemi come questi; oppure a qualche esperto d’anima. Ma, vi raccomando, non escludete nulla a priori, e non chiudetevi in voi stessi per decidere: chiedete aiuto a qualche adulto. 


Della sessualità in generale non ti ho mai parlato, né ho intenzione di farlo.

Non credo sia necessario spiegarvi qualunque cosa, penso che molte cose possiate esplorarle da soli, senza guida, e penso che la sessualità sia una di quelle cose.

Per certi versi suppongo che sia perfino dannosa qualunque introduzione concettuale. 

Sono certo che possa esserlo la pornografia.

Le immagini hanno un potere enorme su di noi.

Intanto si impongono come verità senza esserlo. Non lo sono perché sono sempre un frammento più o meno decontestualizzato di un punto di vista specifico. Ma poiché le vediamo e istantaneamente le interpretiamo secondo schemi appresi o indotti, crediamo siano manifestazioni inoppugnabili di verità. Qualunque illusione ottica smentisce questa convinzione ingenua. Come anche i celebri esempi di fotografie che, riquadrate in un dettaglio, paiono significare una cosa, mentre nel quadro completo significano tutt’altro.

Pur essendone consapevoli, non riusciamo a non credere ai nostri occhi. 

Ma soprattutto le immagini si impongono come tutta la verità, quando invece costituiscono solo l’aspetto percepibile agli occhi di una realtà che è infinitamente più complessa.

Guardi un equilibrista e pensi che per mantenere l’equilibrio tu debba fare quei movimenti, mentre c’è tutto un gioco interno, quindi invisibile, di bilanciamento, di cui quei movimenti sono la risultante: è il gioco di bilanciamento che devi apprendere, non una coreografia esteriore di movimenti. 

Come se, volendo spiegare a qualcuno che cosa significa nutrirsi, si realizzasse un filmato con inquadratura sulla bocca in cui viene introdotto cibo, e dettaglio sulla masticazione, movimenti di lingua e deglutizione. Un vero schifo privo di senso, disturbante e ingannevole. 

Ecco, questa è la pornografia. 

Il cui fine non è certo quello di spiegare nulla, ma che inevitabilmente trasmette un significato, come qualunque forma di comunicazione. Ed è un significato ingannevole, che induce idee sbagliate, che potranno condizionarti nel momento in cui vivrai quella cosa lì.

Per questo l’ideale sarebbe che tu non vedessi mai nessuna immagine di sesso, prima di scoprirlo e imparare a conoscerlo da solo. 

Cosa praticamente impossibile oggi, lo so, e quindi tutte queste parole servono esclusivamente a proporti un problema e metterti in guardia: cerca di impedire alla pornografia di esercitare una forza formante su di te, cerca di non credere ai tuoi occhi, cerca di preservare nel tuo intimo una verginità sacra.


Invece ti esorto a non cedere mai alla curiosità di guardare filmati orribili.

Il web ne è pieno, filmati di pornografia orribile, filmati in generale di cose orribili e mostruose: non guardarli mai.

C’è in noi una fascinazione per l’orrido, qualcosa ci spinge a guardarlo, mentre un’altra parte di noi grida e si dispera, non vorrebbe mai vederlo, vorrebbe dimenticare ciò che ha visto.

Tieni a freno quella pulsione malsana. 

Così come siamo ciò che mangiamo, così siamo ciò che vediamo, leggiamo, ascoltiamo.

Tutto ciò che entra in noi è nutrimento che costruisce il nostro corpo fisico e spirituale.

Se mangi male, il tuo corpo cresce male e soggetto a malattie. 

Se guardi, se leggi, se ascolti cose cattive, anche il tuo spirito cresce male e soggetto a malattie.

Non è indifferente ciò che guardi, leggi e ascolti: è formativo, e conviene che scegli con accortezza i cibi per la tua anima.

Non sto dicendo che dovresti vivere in un mondo di fiabe.

C’è una differenza sostanziale fra vita e spettacolo. 

Se rimani coinvolto, in prima persona o come testimone, in un terribile incidente e vedi cose orribili, quella è vita e non c’è niente di male, entra in te e costruisce inevitabilmente il tuo corpo psicofisico, insieme a ciò che fai, come reazione all’evento di cui sei parte. 

Mentre, se guardi la ripresa video di quell’incidente, non è vita, è spettacolo, non fai parte di alcun evento, hai solo deciso deliberatamente di cedere alla pulsione all’orrido, ed è questa tua inclinazione e voracità che formano il tuo corpo psicofisico, insieme alle immagini avulse e orribili che accogli in te.

Certo esistono spettacoli sacri, immagini sacre, che nutrono, e naturalmente tutto dipende dalle intenzioni e dalle capacità di chi ha prodotto quelle immagini e di chi le veicola: domandati che intenzioni ha chi riprende l’orrido e lo veicola nel web. 


A proposito, avrai uno smartphone e soggiacerai al suo potere.

Un’unica raccomandazione: datti una regola; imponiti limiti e sforzati di rispettarli.

Non credo sia tanto la questione di quanto tempo trascorrerai incollato a quel dispositivo, ma piuttosto quante altre cose non farai perché resterai inghiottito in quell’universo totalizzante.

Se ti lasciassi inghiottire dal virtuale (e bada che considero virtuale anche un libro), potresti smettere di vivere: cerca un equilibrio sensato.


Dopo di che, in quel mondo virtuale, comportati sempre come se fosse reale e pubblico. 

Non fare lì qualcosa che non faresti qui.

Non dire e non dare nulla a nessuno che tu non sia disposto a condividere con tutto il mondo.

Di fatto, nel momento in cui appoggi qualunque cosa in uno smartphone, quella cosa sta nel web, e chiunque può raggiungerla o riceverla.

E tutto ciò che fai nel web rimane tracciato, cioè chiunque, in un qualunque momento futuro, potrà vedere tutto ciò che hai fatto nel web.

Siine consapevole e comportati di conseguenza.

Ormai c’è pieno di storie di ragazze e ragazzi che hanno inviato foto, scritti, vocali a qualcuno di cui si fidavano, che invece li ha condivisi con altri, in una catena virtualmente illimitata, determinando conseguenze più o meno gravi nella loro vita. 

E storie, ad esempio, di aziende che prima di assumerti fanno controllare la tua vita nel web, e decidono di conseguenza.

Allora, quando vuoi essere intimo e riservato, cerca luoghi e mezzi intimi e riservati. 

Nel web, e con qualunque strumento connesso al web, sei in mezzo ad una piazza, e qualunque cosa farai o dirai sarà conservata per sempre.