Non sono libero di volare.

La libertà assoluta non esiste: siamo interdipendenti. 
Se qualcuno mi spinge, non sono libero di non essere spinto.


La libertà assoluta non esiste. 
Altri mi hanno dato la vita. 
Altri mi hanno dato la lingua.
Altri mi hanno dato la più parte della conoscenza. 
Altri mi hanno costruito la casa, l’automobile, il frigorifero. 
Altri mi hanno dato una città, un lavoro, un governo. 
Altri si prendono cura della mia salute, sorvegliano sulla mia incolumità, provvedono al mio futuro. 
Dipendo da una quantità di altri, senza di cui sarei una bestiolina in balia della giungla.
E una quantità di altri dipendono da me, reciprocamente.
Siamo liberi in una certa misura, variabile.
La mia salute dipende dalle cure che altri possono darmi o no. 
E la loro salute dipende dai virus che io posso trasmettere loro o no. 
L’interdipendenza comporta che la maggioranza possa imporre un vaccino in forma più o meno vincolante, secondo come sia ritenuto più opportuno. 
La maggioranza mi impone di andare a scuola. 
La maggioranza mi vieta di guidare un camion senza la patente. 
La maggioranza, in Italia, mi impedisce di portare armi senza una licenza giustificata. 
E se io rifiuto, e decido di uscire da questa comunità, non trovo nessuno spazio fuori. 
Non è possibile uscire. 
Siamo interdipendenti. 
Posso arrampicarmi in cima a un monte, o rifugiarmi in mezzo a una giungla, e fare l’eremita, se sono capace: alcuni lo fanno.
Tolto questo, di fatto non ho la libertà di rifiutare il patto sociale. 
E se io non mi vaccino e poi mi ammalo e intaso l’ospedale, qualcun’altro non potrà ricevere cura e morirà.
Perché siamo interdipendenti. 
E la classe dirigente si è trovata a decidere per sessanta milioni di cittadini in un frangente di grave pericolo, con difficoltà enormi a prevedere gli sviluppi e le conseguenze delle opzioni possibili. 
È facile calibrare il rischio che si è disposti a correre personalmente. 
È già più difficile deciderlo per i propri figli. 
Come si può pensare di essere men che incredibilmente prudenti quando si considerano le sorti di milioni di uomini, anzi sette miliardi, il cui destino dipende dalla decisione di un gruppo ristretto che si assume la responsabilità di fare una scelta per tutti?
Come posso sempre ritenere idioti la gran parte dei provvedimenti presi dai dirigenti, ed essere certo che avrei saputo fare di meglio, e snocciolare tutte le soluzioni ovvie, come stessi affrontando questioni di condominio, quando neppure in condominio riusciamo ad andare in una direzione che appaia sensata alla maggioranza?
Come posso essere così certo di aver capito tutto, quando siamo così discordi, ed è quantomeno statisticamente improbabile che proprio io abbia sempre ragione su tutto?
Il campo è così immensamente vasto, il mondo così meravigliosamente complesso, e noi così infinitamente piccoli e ignoranti, che solo sviluppando questa organica interdipendenza, attraverso una specializzazione sempre più spinta, siamo riusciti a crescere fino a qui. 
Allora fidiamoci, non abbiamo scelta. 
Fidiamoci gli uni degli altri. 
Che i medici cureranno come meglio sapranno, gli ingegneri costruiranno, i maestri insegneranno, i netturbini puliranno, i politici governeranno, meglio che sapranno. 
Siamo interdipendenti specializzati e vogliamo fidarci: è la scelta migliore che possiamo fare.