Ho
sempre creduto che la vita è solo qui ora e dopo non c’è niente.
Perciò
non ho anima.
L’anima
sarebbe un essere privo di corpo che avrebbe potenza di congiungersi
al corpo e disgiungersi.
Non
credo si dia un essere così.
Comunque
non ne ho mai percepito l’esistenza, pertanto non mi interessa.
Forse
enormi balene blu galleggiano fra di noi, impercettibili ai sensi:
che importanza può avere per me, se tanto non le vedo, non le sento
e apparentemente non interferiscono con la mia vita?
Altra
cosa sono queste onde invisibili che riempiono ogni spazio e
attraversano ogni cosa, che se ho una scatola con due transistor e
un’antenna posso percepire come immagini e suoni di cui qualcuno ha
saturato lo spazio: ecco una di quelle cose cui nonostante tutto
resta davvero difficile credere.
Ma
almeno, dopo quarant'anni, ho capito che anch’io ho uno spirito.
Non
avrò un’anima che si disgiunge, ma ho uno spirito che è l’altra
faccia del corpo.
Lo
spirito non è un essere distinto dal corpo: è la manifestazione sul
piano spirituale dello stesso essere che sul piano materiale si
manifesta nel corpo.
Così
ho scoperto che qualcuno aveva deciso un nesso del tutto
ingiustificato fra ateismo e materialismo, come non potesse darsi un
ateo spiritualista.
E
invece sì.
Ogni
essere si manifesta come corpo e come spirito.
Anche
le pietre hanno uno spirito.
Anche
un passaggio di corrente elettrica lo ha.
Io
ho corpo, sentimento, volontà, intelletto e spirito.
Ho
uno spirito buono o cattivo, coraggioso o spaurito, magari comico,
intraprendente, iroso, o gentile, ed è proprio lo spirito.
Ho
una postura.
E
non ha a che fare con la psiche, né con i sentimenti.
Sta
su di un altro piano.
Su
quel piano non c’è un continuo flusso di accadimenti concatenati
per nessi di causa effetto, quel flusso che la psicologia studia.
Lo
spirito è lo spazio dentro cui quel flusso si dispiega, lo contiene,
l’abbraccia.
È
sufficiente una modifica minima delle caratteristiche di quello
spazio, e tutto il flusso muta.
Forse
posso evitare anni di psicanalisi scavalcandoli a piè pari con un
minimo mutamento di spirito.
Ho
uno spirito felice o infelice.
La
felicità non viene da fuori: non v’è nulla fuori di me che possa
determinare la felicità o meno.
La
felicità è una posizione del mio spirito.
E
ho energia, che è tanta o poca.
È
un respiro, è come la luna, la quindicina crescente e quella
decrescente.
Se
non sto attento, la fase minore influenza negativamente l’umore:
sono triste, sono depresso, angosciato, ma non è vero niente, è
solo bassa marea spirituale.
Ormai
lo so e l’umore tende a rimanere stabile nel ciclo.
Ma lo spirito necessita nutrimento tanto quanto il corpo.
E
il cibo per lo spirito sono le stelle.
Se
non procuro cibo stellare deperisce e s’ammala.
Io
sono ciò che mangio, nella carne e nell’anima.