Vedo che ogni forma individuale di vita prospera a detrimento di altre forme individuali.

Il leone mangia la gazzella che mangia l’erba.
Ma l’erba alta prospera a detrimento dell’erba corta, gli alberi a detrimento dell’erba e dei fusti bassi, i rampicanti a detrimento degli alberi che scalano e ricoprono.
Ho distrutto vermi e insetti rivoltando la terra per coltivare le verdure buone per me, e ho estirpato le erbe che non mi piacciono.
Mi sono arreso all’evidenza che qualunque individuo è in competizione vitale con una parte degli altri individui.
Non riesco a non percepirla come una lotta e una forma di violenza.
Sento che qualunque vita per sussistere deve essere violenta.
Al tempo stesso, di conseguenza, non riesco a sentire così negativa la violenza.
È un processo essenziale di questo mondo.
Ma sento anche dolore per la violenza.
E pure il dolore deve essere un sentimento essenziale di questo mondo.
L’accetto, accolgo il mondo così come è.
E me ne faccio responsabile.
Voglio che così sia.
Ma voglio cambiarlo.
Voglio impregnarlo di amore.
Voglio dargli uno spirito gentile.
La gentilezza è la mia stella polare.
Ho accettato i tempi geologici del mutamento.
So che le mutazioni esigono i millenni.
Sto imparando la pazienza.
E vivo come se già mille volte fossi vissuto e altre mille e mille vite mi attendessero.