La Russia entra in Ucraina a fine Febbraio ‘22 e a fine Marzo non c’è più nessun ucraino, hanno lasciato ogni cosa e si sono ritirati in Europa.
Per darsi il tempo di organizzare e compiere l’esodo, impiegano tecnologie difensive rivoluzionarie.
Contro l’avanzata dei mezzi di terra, spargono miriadi di minuscoli droni a incastro: quando passano i mezzi, risalgono ai giunti di trasmissione e li bloccano.
Per difendersi dal cielo generano venti così intensi che il volo è impossibile.
Quando i russi si vedono costretti a mettere gli scarponi sul terreno, gli ucraini attivano uno sbarramento di campi magnetici sufficientemente forti da strappare di mano ai soldati armi e munizioni.
Fino a qui hanno guadagnato un paio di settimane.
Dopo di che i russi riescono a riprendere l’avanzata, e c’è quell’episodio surreale in cui gli ucraini sciorinano una cortina di gas soporifero: i russi cadono addormentati l’uno dopo l’altro, l’uno sopra l’altro, gli ucraini passano e li spogliano di tutto, li lasciano nudi, ci sono quelle foto memorabili di eserciti di ragazzoni nudi che arrivano correndo nei villaggi russi di confine.
È allora che Putin, furioso, decide di bombardare per distruggere, ma ancora una volta senza successo: l’Ucraina leva un campo antigravitazionale, i missili rimbalzano come sassi piatti a fior d’acqua, lungo traiettorie che li allontanano fuori dall’atmosfera, nel vuoto siderale.
Intanto l’esodo è compiuto.
Quarantacinque milioni di ucraini hanno trovato rifugio presso quattrocentocinquanta milioni di cittadini dell’Unione Europea, rapporto uno a dieci, sostenibile anche per anni.
Quando l’esercito russo può finalmente marciare sul territorio ucraino c’è il deserto, non un’anima viva, solo uccelli e animali selvatici fatti arditi dall’improvvisa scomparsa degli uomini. Strade vuote, casolari silenziosi, città disabitate. L’esercito avanza stranito e incredulo. Cosa devono fare? Non c’è più nessuno.
Ma Kiev no, Kiev è vivace e sfolgorante. Protetta da una pellicola di antimateria. Non è fisicamente possibile passare oltre la pellicola. Né per gli uomini, né per niente: qualunque cosa scompare dentro quel sottile strato di nulla.
Ricordiamo tutti la foto del russo che sganascia un urlo forsennato scaricando la mitragliatrice contro un gruppo di bambini, mentre lo sfottono a due metri di distanza ma dietro la pellicola.
Kiev si è costituita microcosmo pienamente autonomo, traendo tutto ciò di cui necessita dalla terra su cui è edificata e dalla luce del sole, come quei mondi vegetali dentro ampolle sigillate.
Assediarla è tempo sprecato.
L’esercito si ritira e Putin si arrende.
A Maggio gli ucraini vittoriosi tornano ad occupare le proprie case e la vita riprende come se nulla fosse successo.
Passano tre mesi e Putin ordina una nuova offensiva.
Questa volta gli ucraini non oppongono resistenza, l’esercito marcia fino a Kiev, depone Zelensky e instaura un nuovo governo.
Ma nessun ucraino obbedisce al nuovo governo.
I russi non riescono a esercitare alcuna forma di coercizione, perché tutti gli ucraini vestono guaine antimateriche, e sono di fatto invulnerabili.
Non possono toccarli, non possono ferirli né ucciderli, non possono impedire a Zelensky di continuare a governare.
Il 15 Ottobre, Navalny lascia il carcere di massima sicurezza sopra il circolo polare artico e marcia a capo degli insorti moscoviti accorsi a salvarlo.
Due giorni dopo convince Putin a indire nuove elezioni democratiche e diventa il terzo presidente della Federazione Russa.
Le parole che rivolge a Putin per convincerlo sono su tutti i libri di storia: “Fratello, non puoi fare altro, volgiti al bene.”
La storia è davvero finita.
Le nuove tecnologie si diffondono con una rapidità impressionante, neutralizzando ogni forma di conflitto violento.
Giusto in tempo per evitare il massacro di milleduecento israeliani, la distruzione di Gaza e il genocidio dei palestinesi.
La storia fatta di guerre è finita.
I conflitti no, l’esistere è conflitto, ma in questa nuova era l’annientamento dell’antagonista non è più possibile: dobbiamo concertare.
Oggi chiunque in qualunque momento può isolarsi in una capsula antimaterica che garantisce invulnerabilità e autosussistenza.
Di fatto, molti vivono ritirati in queste capsule.
Sono monadi.
E la scelta di vivere in comunità è ormai una scelta d’amore.
Vi amo.