Non sono un medico.
Penso che il rapporto fra salute e malattia sia un equilibrio delicato e dinamico, in cui la mente gioca un ruolo determinante almeno quanto il corpo e l’ambiente.
Ognuno funziona a suo modo ed è importante che abbia fiducia nel proprio approccio.
Pertanto non ardisco dare consigli.
Ma l’approccio che ho maturato negli anni è dovuto anche a ciò che ho voluto leggere ed ascoltare.
Ti prego di assumerti la responsabilità di voler leggere queste parole.
E tieni presente che quanto riporto è solo ciò che ho inteso e ricordo: se desta il tuo interesse, cerca fonti più attendibili.
Io sono un organismo.
Un insieme complesso di parti interdipendenti.
Se una parte è danneggiata, sfasata, o disarticolata, ne risento per intero, altre parti la seguono, s’ingarbuglia tutto: non è semplice, magari non è proprio possibile, capire da dove è iniziato il male e come tornare indietro, o compensarlo.
Alcuni vogliono aggiustare la situazione.
Altri vogliono che l’aggiusti io.
I primi dicono che un virus mi ha aggredito, devo lottare per sconfiggerlo, mi danno armi per vincere.
Gli altri dicono che vivo a bagno nei virus, ma sono fatto bene, ho equilibrio e forze, non mi ammalo; però può accadere che le forze vengano meno, che perda l’equilibrio e mi ammali: allora si adoperano perché io riprenda vigore e mi aiutano a ritrovare l’equilibrio, cioè a ristabilire il campo immunitario.
Le armi che mi danno i primi sono precise e potenti, armi chimiche, con funzioni molto specifiche, colpiscono obbiettivi specifici, ma possono avere effetti collaterali, ci sono lunghe liste di effetti collaterali, anche spaventosi, peggiori del male, però è molto raro che capitino, è inutile farne caso.
Per altro, interagendo con un sistema complesso, innescano processi e generano effetti imprevedibili: chi le propone presume che siano la soluzione, ma non può sapere, nessuno può sapere mai, come il complesso reagirà ed evolverà.
Infine devono essere smaltite dal fegato, che fatica.
Gli altri usano rimedi omeopatici, cioè acqua fresca secondo i primi: di certo non appesantisce il fegato, ma non fa neppure niente. Invece secondo gli altri fa eccome, non sanno come, ma fa, e pure a me pare che serva: ogni tanto uso questi rimedi omeopatici e trovo che mi aiutino a risolvere le cose.
I rimedi omeopatici vengono prodotti per diluizione di sostanze che assunte direttamente provocherebbero lo stesso male che si vuole curare.
La diluizione è così intensa che nel rimedio preparato pare non vi sia più traccia delle sostanze originali.
Ma dicono che l’acqua tiene memoria delle sostanze originali, a causa di peculiari sue caratteristiche chimico fisiche, cioè che si struttura, vibra, oscilla, dispiega minuscoli campi elettromagnetici conseguentemente alle sostanze disciolte: non veicola chimica, ma messaggi; porta dentro all’organismo informazione chiara e precisa di come reagire per ritrovare l’equilibrio e le forze.
Dicono che di fatto siamo acqua, che considerato il rapporto fra l’acqua di mare e il sale disciolto c’è più acqua in noi che in un’equivalente bolla di mare, siamo acqua per il 70% del nostro peso, tutti lo dicono, ma qualcuno dice che se contiamo le molecole lo siamo al 99%, e com’è che non coliamo a terra in una pozza d’acqua? il mistero della vita organica starebbe dunque nell’acqua e nelle sue vibrazioni? in tal caso risulterebbe molto ovvio che l’acqua preparata dagli omeopati riesca ad agire sull’acqua di cui siamo fatti.
Sono affascinato da queste teorie, ma ho una natura scettica, dubito sempre di tutto, né riesco a percepire effetti per ogni rimedio omeopatico che sperimento, non credo di essere particolarmente disposto all’effetto placebo, ma certi rimedi li sento eccome: mi curano.
Dicono che occorre trovare il rimedio esatto per le nostre caratteristiche generali e per il nostro male specifico: non è facile, serve molta esperienza del medico, e molta pazienza.
Fatto sta che da un quarto di secolo non uso medicine chimiche, talvolta solo qualche rimedio omeopatico, e mi ammalo assai di rado: sono sostanzialmente sano.
Perché, una delle cose che gli altri dicono è che la chimica tante volte rimuove solo i sintomi, non le cause, che permangono e continuano ad agire a livelli sempre più profondi e vitali, fino alla morte.
La chimica dilegua i sintomi evitando all’organismo lo sforzo di ritrovare l’equilibrio, col risultato che si inclina sempre peggio.
Sono naturalmente portato a sentire che le cose stanno così, per di più ho avuto un’esperienza: presi a soffrire di mal di testa con vomito, inizialmente mi accadeva una o due volte l’anno, finché decisi di ricorrere a qualche pillola chimica, ma allora la frequenza aumentò progressivamente, e venne il tempo in cui mi accadeva una volta al mese.
Fu a quell’epoca che incontrai l’idea della cura di terreno, relativamente ad un’allergia alle graminacee che affrontavo fin da bambino assumendo antistaminici.
L’idea suona piuttosto ovvia: una gran quantità di nostri mali, e tutte le allergie, viene dall’intestino, cioè dall’organo che ricava il nutrimento dal cibo; siamo ciò che mangiamo, pertanto ci ammaliamo e ci curiamo con il cibo.
Gli antistaminici bloccano la manifestazione dei sintomi, ma non ne rimuovono la causa, anzi ci consentono di persistere, rovinosamente.
La causa delle allergie, dicono, sono le tossine, cioè gli elementi nocivi per il nostro organismo. Ognuno è più o meno intollerante, e tutti abbiamo come un serbatoio, più o meno capiente, dove immagazziniamo le tossine che non riusciamo a smaltire, ma quando il serbatoio è pieno le tossine tracimano e l’organismo cerca di espellerle come può, attraverso la pelle, il catarro, il muco, la lacrimazione, ognuno secondo le proprie specificità.
Per noi italiani, una delle principali fonti di tossine è il glutine, che si trova abbondante nel grano di pane e pasta.
L’omeopata mi raccomandò astinenza dal grano per un anno intero, alcuni rimedi per ritrovare l’equilibrio, e di proseguire con un’alimentazione parca di grano e ricca di altri cereali.
In breve mi liberai per sempre dall’allergia.
E dileguarono quei mal di testa che avevo attribuito a stress da lavoro, ma erano evidentemente altri riflessi dell’intossicazione.
D’altronde, per diminuire la temperatura e la virulenza della febbre ho imparato l’uso del clistere, uno o due litri d’acqua con un po’ di camomilla e qualche goccia d’olio: ripulisce l’intestino dalle tossine responsabili dell’influenza.
Funziona sempre.
E spugnature, se la febbre sale troppo.
Ma niente antipiretici, perché bloccano l’azione autocurativa dell’organismo.
La febbre, come tutti i sintomi, non è il male da combattere: è la reazione positiva del corpo per ristabilire il campo immunitario.
Come il mal di testa: è una modalità di paralisi, arresta ogni attività del pensiero e del corpo, induce all’immobilità, porta tutte le energie a disposizione del processo di cura.
Se prendo una pillola contro il mal di testa e torno alle mie attività quotidiane, impedisco all’organismo di ristabilire il campo immunitario.
Quando mi ammalo, in genere crollo, non riesco più a fare nulla, indosso lana pesante, dai piedi alle spalle, mi raggomitolo sotto il piumone, e mi abbandono alla febbre, scosso da tremiti vigorosi, mi lascio cuocere bene, tutta una notte, se serve anche il giorno dopo, dormo sempre, non mangio niente, toglierebbe energie al processo di cura, d’altronde se provassi a mangiare rigetterei, l’organismo sa quello che deve fare, io resto immobile supino, occhi chiusi, niente pensieri, se non dormo respiro profondo, faccio meditazione trascendentale, come dico sempre.
Fino a che rimbalzo, e torno a nuotare verso la superficie.
Allora ho bisogno di aria buona e sole delicato, divento una pianta, lentamente riprendo vigore.
Poi una passeggiata tranquilla, e sono guarito.
I pilastri della salute sono l’umore, il respiro, l’alimentazione, il movimento.
Ho una postura felice.
Ho un’alimentazione vegetariana quasi da manuale: colazione da re, pranzo abbondante, cena leggera, tanta frutta di stagione, frutta secca, semi, legumi, cereali vari con poco grano, tutto preparato in casa, a cominciare dal pane.
A letto non più tardi delle dieci, sveglia alle cinque, un’ora di esercizi elaborati nel tempo per le mie specificità a partire da qualche pratica yoga, su respiro profondo, un bicchiere di acqua limone e miele, per depurare stomaco e intestìno e prepararli alla giornata, colazione, poi al lavoro in bicicletta, un’altra ora fra andata e ritorno.
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Scuola Italiana per lo Studio e la Divulgazione dell'Omeopatia Hahnemanniana